CENNI STORICI
Roiate è adagiato sopra un colle tufaceo che costituisce lo spartiacque del versante dell’Aniene con quello del Sacco. Ai suoi piedi, fino al 1911, sorgeva un caratteristico laghetto, richiamo di selvaggina, alimentato da numerose fonti. Forse fu proprio una di queste sorgenti, la Fonte Roia, a dare il nome al paese. L’ubicazione del territorio lungo un’importante via di collegamento tra i due versanti, l’inacessibilità del colle difeso da alte pareti a strapiombo, le risorse naturali della regione, rappresentarono le condizioni ideali per i primi insediamenti. Il Nibby, nel secolo scorso, constatando la presenza di “alcuni massi quadrilateri che si scorgono nel traversare la parte interna”, oggi scomparsi, suppose “essere Roiate un oppidum degli Ernici”. Gli scrittori classici non forniscono notizie in merito a questo centro che, con ogni probabilità, deve identificarsi con uno dei 41 oppidum degli Equi distrutti dai Romani nel 304 a.C.. Considerando infatti la particolare ubicazione di Roiate, in riferimento alla vicina Vitellia, Olevano ed Affile, si deve ritenere il paese compreso nell’antico territorio degli Equi e non dei vicini Ernici, come sostenuto dal Nibby. Per Roiate risulta evidente il carattere difensivo dei resti delle mura poligonali che sorgono in contrada Racini, Stanzano e Capriano. La posizione strategica e la struttura delle mura portano al V-IV secolo a.C. quando gli antichi popoli italici si fortificarono, in queste regioni, prima di iniziare la secolare lotta contro l’espansione di Roma. Nella Valle dell’Aniene, Roiate costituisce uno dei pochi esempi che presentano consistenti testimonianze archeologiche prive di riscontro con le fonti letterarie. Insediamenti che testimoniano l’antica origine del paese, oltre che, dalle mura poligonali, sono attestati da alcune piccole necropoli scoperte, durante i lavori di rimboschimento,lungo le falde del monte S. Maria la Serra. I resti di scheletri umani, rinvenuti in posizione “fetale” o “rannicchiata”, richiamano un antico rito di inumazione perpetuatosi fino in età protostorica. Durante il periodo romano, la continuità di vita nel territorio di Roiate viene testimoniata da consistenti murature, da una cisterna e da numerosi frammenti fittili rinvenuti in più località. Su questo periodo mancano anche testimonianze epigrafiche che possono far luce su un antico centro che indubbiamente ebbe un ruolo non indifferente nel corso della storia. Le prime notizie su Roiate, leggendarie, sono imperniate sulla figura di Benedetto da Norcia, oggi, particolarmente venerato nel paese.
Una chiesa, eretta in suo onore, racchiude un masso di pietra incavato sul quale, secondo un’antica tradizione, il Santo lasciò l’impronta del suo corpo dopo aver riposato una notte sul luogo. Il masso, in determinati periodi o circostanze, trasuda un liquido al quale i fedeli attribuiscono poteri miracolosi. I primi scritti pervenuti, sul fenomeno, risalgono alla Il metà del 1500; la circostanza è infatti ignorata da Gregorio Magno, il primo biografo di S. Benedetto. Questa constatazione non è, comunque determinante poiché, come afferma lo stesso pontefice, nel Il libro dei Dialoghi cap. I, “non conobbe tutti i fatti su S. Benedetto” e nel cap. XXXVI ricorda che “è necessario che tralasci volutamente alcuni particolari per ricordare la vita di altri personaggi”. È probabile quindi che le memorie e le tradizioni conservate, gelosamente, dai Roiatesi e con tanto fervore abbiano un loro fondamento storico.Un epitaffio della fine del sec. IV, rinvenuto in passato nella periferia di Pusano (Roiate), riferito ad una “chasta virgo”, ha fatto ipotizzare l’esistenza di un monacato femminile preesistente alla venuta di S. Benedetto. Tutti i secoli di storia, che seguono questo lungo ed incerto periodo, sono comunque legati alle vicende dell’Abbazia di Subiaco. Il primo documento che nomina Luroiata, come casale, è il diploma di Ottone I, imperatore di Germania, dell’anno 967, che conferma al Monastero Sublacense vari beni. Roiate, divenuto castello, risulta tenuto da Landolfo Rao che, nel 1174, usurpò i beni del Monastero. In seguito Rao venne cacciato e scomunicato dal legato pontificio. Suo figlio Raone riuscì ad impossessarsi di nuovo dei beni del Monastero ma Alessandro III gli tolse Roiate e Rocca Secca e, nel 1178, li donò all’Abbazia di Subiaco. Il Chronicon Sublacense ricorda che l’abate riuscì ad ottenere giuramento di fedeltà da Raone e, nel 1180, gli concesse d’abitare nel castello per 10 anni. Nel 1181 Gemma, figlia di Raone, rinuncio a tutti i suoi diritti sul castello di Roiate e l’abate Simone l’affidò in custodia a Casto di Scarpa e suo figlio.
L’11 febbraio 1270 venne sottoscritto dall’abate Enrico il primo Statuto di Roiate. Il 15 febbraio 1302 il castello viene concesso in feudo da Bonifacio VIII a Nicola d’Angleri e successori. Nel 1380 risulta in possesso, per successione ereditaria, a Maria d’Agosta e suoi figli. Dopo un processo per alto tradimento e conseguente condanna dei membri di questa famiglia, il castello di Roiate, nel 1383, tornò all’Abbazia di Subiaco. Nel 1638 venne creata da Urbano VIII l’Abatia Nullius sublacense e con la convenzione sottoscritta dal vescovo di Palestrina, l’8 giugno 1639, cessò la giurisdizione episcopale di Palestrina sul paese. Da quella data Roiate, già possedimento politico del Monastero, entro a far parte della diocesi dell’Abbazia Sublacens
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